Google+ Ivan Catalano - Un Cittadino che fa il proprio dovere alla Camera dei Deputati: Irisbus e Bredamenarinibus: Mozione 1-00119

Deputato Ivan Catalano

mercoledì 18 settembre 2013

Irisbus e Bredamenarinibus: Mozione 1-00119


Buonasera a tutti,

in commissione trasporti sta per concludersi, mancano ancora poche audizioni, l'indagine conoscitiva sul Trasporto Pubblico Locale.
Oggi in aula si sta affrontando la vertenza Irisbus e Brenamenarinibus, due aziende che erano il fiore all'occhiello della nostra industria, che fornivano autobus alle aziende di trasporto.

Vi propongo il mio intervento, in sostituzione di Carlo Sibilia, con cui insieme a Walter Rizzetto abbiamo chiesto e ottenuto il 24 settembre, l'audizione delle sigle sindacali in commissione congliunta IX e XI.




Di seguito troverete il mio intervento in forma scritta:

"Grazie, Presidente… colleghi.

Oggi siamo qui a discutere e votare una mozione che riguarda un’importante azienda italiana che produceva autobus per il trasporto pubblico. L’Irisbus di proprietà dell’Iveco, totalmente acquisita dal Gruppo Fiat nel 2003, era il fiore all’occhiello di tutto il Paese ma è bastato un colpo di spugna per spazzarla via. 
Il Gruppo Fiat, destinatario nel tempo di sostanziose sovvenzioni pubbliche, ha manifestato nel 2011 la volontà di dismettere la fabbrica di Flumeri, arrecando un gravissimo danno in termini sia occupazionali sia produttivi sia per il sistema economico generale. Danni che sono stati avallati da quei sindacati che, firmando l’accordo di chiusura dello stabilimento, hanno messo la parola “fine” ad una realtà che avrebbe dovuto rappresentare un’eccellenza della nostra nazione… in un settore, quello del trasporto pubblico su gomma, che sta attraversando una fase di arretramento davvero preoccupante… 
Basti considerare i tagli alla spesa pubblica che si sono susseguiti in questo ambito e che hanno inciso negativamente sulla qualità dei servizi offerti al cittadino. Quel cittadino, che, invece, dovrebbe essere sempre al centro delle scelte della buona politica.
Nel corso degli ultimi decenni, invece, si è preferito finanziare cattedrali nel deserto o opere pubbliche faraoniche, la cui fattibilità si riduce giorno dopo giorno. Per non parlare, poi, della loro discutibile utilità. Prendiamo, ad esempio, la Tav in Val di Susa, per la cui realizzazione si è passati dagli iniziali 7 miliardi di euro ai 20 miliardi secondo le attuali stime, mentre un medio capoluogo di provincia, come Avellino, non può più usufruire del trasporto su ferro. 
E torniamo, quindi, alla necessità di tutelare un’azienda che produce autobus. Secondo fonti sindacali occorrerebbe un programma pluriennale da 700 milioni di euro annui per favorire l’ammodernamento di autobus e veicoli per il trasporto pubblico italiano su gomma a basso impatto ambientale.
Non dimentichiamo, infatti, che, oltre alla necessità prioritaria di salvaguardare i posti di lavoro – sono circa 400 gli operai in cassa integrazione - la vertenza Irisbus dovrebbe essere inquadrata nell’ottica generale del Piano Nazionale dei Trasporti Pubblici, senza tralasciare però di considerare la legge vigente riguardante le gare pubbliche. 
In virtù dello sblocco dei finanziamenti dell’Unione Europea, sarebbe auspicabile predisporre un Piano per il rinnovo degli autobus oggi inquinanti. Ciò in attuazione del Regolamento (CE) n. 595/2009 – in materia di emissioni dei veicoli pesanti (Euro VI) – e al fine di evitare sanzioni europee dovute alle infrazioni della normativa antinquinamento. L’Irisbus potrebbe giocare un’importante partita all’interno di una politica di sviluppo della mobilità sostenibile, assumendo un ruolo da protagonista nel sistema di conversione degli autobus in veicoli a trazione elettrica o ibrida, a basse emissioni. 
Ebbene, a quelle forze politiche presenti oggi, (nonostante il forte legame con i sindacati che hanno avallato la scelta di chiudere l’Irisbus, chiedo di fare un “mea culpa” per non essere intervenute prima,) di dare ora un forte segnale di responsabilità appoggiando questa mozione, che non deve rimanere una lista dei desideri, ma avere un immediato effetto prescrittivo per il Governo, ma anche un impegno verso noi stessi per arrivare ad una definizione di legge quadro sul TPL in commissione trasporti.

Gli operai, in una delle tante manifestazioni in difesa del proprio posto di lavoro, hanno distribuito davanti alle scuole un volantino su cui era scritto:
 “Cari giovani, cari studenti, è passato più di un anno da quando, in maniera unilaterale, la Fiat ha deciso di smantellare anche qui in Irpinia, chiudendo lo stabilimento Irisbus di Valle Ufita. Si tratta di uno stabilimento strategico per l’intero Paese. Infatti, da qui uscivano gli autobus per il trasporto pubblico dell’intera nazione. In questi mesi di lotta, abbiamo tentato tutte le strade, quelle istituzionali, quelle sindacali, quelle parlamentari ma sembra che niente si sia veramente mosso per risolvere la questione. Noi non possiamo permettere di perdere questa fabbrica non solo per gli operai, che vi lavorano, o per l’indotto che ruota intorno ad essa, ma piuttosto non possiamo permettere che venga praticato l’ennesimo scippo al territorio e così sottratta a piccole dosi, apparentemente indolori, anche la speranza per le nuove generazioni di poter costruire qui la propria vita e il proprio futuro. Purtroppo sia il Governo Berlusconi sia quello Monti nulla hanno fatto per preservare questo presidio strategico. (…) In nome dello spread e della finanza, senza fare nessuna distinzione, si chiudono fabbriche, presidi ospedalieri, tribunali e centri di cultura e di informazione. (…) Per tutti questi motivi, per combattere contro un precario destino che ci accomuna, vi chiediamo di partecipare con noi ad una generalizzata ribellione culturale ed intellettuale partendo dall’Irpinia. Noi crediamo che il mondo in cui viviamo e la società che ci circonda o è frutto della nostra immagine o è il risultato del nostro silenzio, per cui, dato che né ci riconosciamo nella società che altri hanno costruito né vogliamo dissentire in silenzio, abbiamo deciso di praticare un’altra strada insieme a voi che parta dall’organizzazione collettiva per disegnare nuovi orizzonti”.
Chiedo a voi colleghi, oggi, di delineare qui un nuovo orizzonte per l’Irisbus.
In qualità di vice presidente della Commissione Trasporti vorrei dire che, ferma restando la centralità degli aspetti sociali ed umani della vicenda, i lavoratori di aziende come la Irisbus, che hanno accompagnato lo sviluppo del sistema infrastrutturale italiano negli ultimi 50 anni, rappresentano un valore irrinunciabile. 
La mozione non richiede, quindi, un intervento di puro sostegno al reddito: infatti, il sistema infrastrutturale è nevralgico per la qualità della vita sociale e per lo sviluppo della competitività della nostra economia; le professionalità del settore accumulate negli anni possono costituire un interlocutore con il quale sviluppare politiche dei trasporti.
Non possiamo, non vogliamo e non dobbiamo rassegnarci alla desertificazione del nostro know-how messa in atto dalle grandi multinazionali per poter lucrare sugli incentivi alla delocalizzazione.
Non possiamo fare politica dei trasporti senza know-how del trasporto. Dobbiamo ripensare i nostri programmi per coniugarli con l’obiettivo primario dello sviluppo delle eccellenze interne, ai fini del miglioramento della qualità della vita, e al di là dei pregiudizi soffocanti della spesa pubblica, dell’Europa, dei partiti e dei sindacati. Questa deve essere l’occasione per fare veramente qualcosa di nuovo."

Ivan Catalano

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